L'ultimo miglio

concept della TTline

“Noi costruiamo i nostri edifici e i nostri edifici ci costruoscono (Winston Churchill) Noi costruiamo le nostre reti di comunicazione e le nostre reti ci costruiscono (William Mitchell)” D. De Kerckhove, L’architettura dell’intelligenza, Testo&immagine, Roma, 2001

Il progetto mira a un ripensamento della linea due del tram metropolitano di Roma.

Partiamo dal soggetto: l’attuale linea due rappresenta una infrastruttura tramviaria che connette piazza mancini con porta del popolo. Il tratto che percorre è breve e lineare, eppure fondamentale. Piazza mancini rappresenta oggi nella città di Roma un importante nodo di scambio, ma soprattutto la nuova “porta urbana” che consente l’ingresso da nord. Nasce spontanea l’idea che la linea due non sia altro che un collegamento tra le due porte urbane, quella della città contemporanea (piazza mancini) e quella della città storica, compresa dentro le mura, Porta del Popolo.

Piazza mancini si trova in un luogo dalle infinite potenzialità, nascoste dietro l’aspetto di un’area randagia. Trovandosi appena oltre le sponde del Tevere nella città consolidata, lega la città storica con la città moderna, i loro due tipi di mobilità: il primo lento, ciclo-pedonale, il secondo veloce sviluppato principalmente su gomma. La vicinanza con il fiume Tevere, attualmente vissuto nella città di Roma come una ferita, un ostacolo che si tenta di scavalcare, crea la possibilità di guardare al fiume come ad una nuova infrastruttura, rendendo ancora più forte il nodo di scambio.

Il ripensamento avviene seguendo lo sviluppo della città dell’informazione. L’architettura dell’informazione è un’architettura di connettività, ovvero un’architettura di tessiture e di reti. Essendo la linea tramviaria essa stessa una rete e parte di una rete metropolitana più grande, rappresenta un punto cruciale per la città dell’informazione. Non si tratta di un miglioramento della rete delle infrastrutture di mobilità pubblica, ma il telaio per lo sviluppo di nuove possibilità.

Partiamo dall’assioma che la linea tramviaria è un mezzo di collegamento nello spazio. Lo spazio può essere quello metropolitano come può essere il cyberspazio. Nella città dell’informazione, il dato come l’individuo deve essere libero di poter circolare. Il punto è quindi creare una rete che permetta collegamenti e connessioni, nella rete tramviaria confluisce la cyberinfrastruttura (reti cablate per l’accesso a internet), permettendo un collegamento totalizzante nello spazio.

In telecomunicazioni il problema dell'ultimo miglio (noto in inglese come last mile problem) è il calo di risorse del canale che si ha in una rete nella parte finale di attacco all’utente, cioè nella rete di accesso.

Quando alla rete vi sono fisicamente connessi un numero n di host abbastanza grande, il disturbo elettromagnetico tra i cavi vicini (near-end crosstalk o diafonia) fa alzare la potenza del rumore e quindi diminuire la capacità del canale (da Wikipedia).

Il progetto volge alla risoluzione del “problema dell’ultimo miglio”: la linea due collegando due nodi urbani come Flaminio e piazza mancini deve essere in grado di gestire grandi numeri di “host” senza risentire del disturbo. Il fine è quello di sviluppare una rete che abbia una tessitura forte e sia strumento della città: si parte dalla rete del trasposto presente su cui verrà innestata una rete di impianti energetici, una rete di impianti idrici, una rete di telecomunicazione.