NUOVE SOSTANZE
MANIFESTO DELLA RIVOLUZIONE INFORMATICA

OUT OF THE BOX

“Ora noi sappiamo che alla società industriale si è sostituita una società dell'informazione che cambia e sta cambiando completamente le regole del gioco, di tutti i giochi, ivi compresi quelli dell'architettura.”

Nuove sostanze, informatica e rinnovamento dell’architettura, A. Saggio, Il progetto n.6, Gennaio 200, p.32-35

La rivoluzione informatica ha sancito la fine dell’età industriale. Come tutte le rivoluzioni la sua rilevanza assume valore non nel momento della sua attuazione, ma nel cambiamento che genera nel tempo. L’innovazione si attua nella sostituzione di ideali, linguaggi e strumenti. Se la diffusione di nuovi strumenti e l’acquisizione di nuovi linguaggi potrebbe sembrare ormai avvenuta, l’architettura suggerisce come il cambiamento sia ancora in atto e abbia necessità di attuarsi. Il ragionamento argomenta quindi come l’architettura possa interfacciarsi al rinnovamento informatico e come possa attuarsi nelle sue forme.

Parole chiave di questa nuova fase sono INTERCONNESSIONI, INTERSCAMBI, INTERELAZIONI

INTER- : origine dal lat. Inter “tra”. Prefisso di composti formati modernamente, nei quali specifica un rapporto spaziale o temporale compreso fra due punti di riferimento (intercostale, interregno, intercorrere), o comunanza (internazionale) o reciprocità (interscambio).

Cambiano quindi i rapporti tra le parti. Si abbandona la logica razionale dell’età industriale che mirava a standardizzare, settorializzare e catalogare ogni aspetto della vita, per dar luogo a una fluidità di connessioni e un dinamismo informatico. L’architettura si trova ad operare fuori dalla scatola razionale in cui è stata rinchiusa nello scorso secolo.

OUT OF THE BOX

La “box” non è unica, ma si può ritrovare in differenti scale, in differenti ambiti e in differenti settori: si possono individuare cinque ambiti diversi con cinque diverse “box” dai cui margini si può uscire. La metodologia è tuttavia la stessa, ovvero quella che risponde alle nuove necessità sorte con la rivoluzione informatica.

Partiamo da una scala urbana: il caso delle brown areas è sinergico per iniziare. Si tratta di aree dismesse che compongono la città dell’informazione come residui del modo di pensare, produrre e operare tipiche dell’età industriale. Eredità urbane svuotate di valore, poiché il processo produttivo è mutato incentrandosi in luoghi di produzione “informatica” e non più manifatturiera. Il luogo perde rilevanza liberandosi dalla funzione cui era legato in quanto fabbrica (fabbrica inteso come luogo di fabbricazione e produzione del bene materiale). Vuoto di valore, l’oggetto ormai ha preso parte alla città. Compito dell’architettura è quello di un ripensamento, non assoggettato al ridare valore come luogo di produzione, ma ridare valore come luogo urbano. Espressione aree rivolte alla città che si lasciano attraversare dai suoi flussi, dalle sue complessità in maniera attiva, assorbendo questi fattori e restituendoli sotto un nuovo modo di abitare, non più soggetto ad assolvere una singola e standardizzata funzione.

Capito il primo concetto, è possibile sempre a larga scala decentrare il focus dalla città e guardare verso l’orizzonte: si tratta del paesaggio. L’approccio di chi vive nella società dell’informazione verso il paesaggio non è più quello di dominazione e sfruttamento delle sue risorse, ma si concentra sulla sua valorizzazione. Lontano da ragionamenti per compartimenti stagni l’architettura non è lo strumento per dettare un dato paesaggio, ma può collaborare con esso, aprendosi davanti alla sua complessità. L’interazione tra le aree di alta intensità e il paesaggio non è da intendersi come una circoscrizione e delimitazione delle aree verdi, ma il presupposto per la nascita di città integrate e integranti. Cambia lo strumento, dallo zoning utile per settorializzare diversi ambiti si passa a processi di plurifunzionalità e integrazione. La negazione della delimitazione dei vari sistemi porta ad una naturale fluidità, figlia di quest’epoca, che ne descrive il continuo avvenire e scorrere delle informazioni.

La comunicazione svolge un ruolo fondamentale nell’epoca dell’informazione. Si tratta tuttavia di una comunicazione narrativa, lontana dal concetto di pubblicità saturo che ha formato l’età industriale, decisivo nella vendita del prodotto. Il modello comunicativo non si rivolge più in modo esplicito al mercato e alla vendita, ma tenta un approccio narrativo, avvalendosi di storie e simboli che ne caratterizzano l’unicità.

L’iperfunzionalità. Abbiamo capito come il modus operandi di questa rivoluzione che ha investito il mondo e tenta di raggiungere l’architettura è un “out of the box”. Interrompendo il principio di settorializzazione e di divisione schematica che ha inquadrato l’ideologia industriale, si può pensare di avvicinarsi ad un apparente caos. Il mondo dell’informazione tuttavia non è caotico, ma sfugge alle regole di ordine precedentemente inseguite. Un edificio che non risponde ad una singola funzione in un’unica modalità, ma che accogli e si modella in diverse funzioni è non è solo funzionale ma ordinato nei concetti informatici. L’iper funzionalità non si rivolge ad un eccesso e ad un’abbondanza generale, ma se paragonato ai diktat del secolo scorso, il prefisso iper ha ragione di esserci.

Tutte queste riflessioni confluiscono nell’aspetto fondamentale del ragionamento architettonico: lo spazio. IL XX secolo aveva una corrispondenza diretta e univoca tra spazio e funzione, componendo così lo spazio organo. Ma il sovvertimento delle leggi che spiegano i concetti industriali vengono meno. L’architettura non ha quindi una corrispondenza univoca con la sua funzione, non è più uno strumento di affermazione, ma si integra nella complessa rete che costituisce il mondo informatico. Lo spazio non più chiamato a soddisfare un’unica pertinenza. I flussi dinamici e le interrelazioni tra le varie parti sono quelle che daranno vita allo spazio sistema.